Non si fa altro che parlare di digitalizzazione e di come migliorare l’esperienza d’acquisto online. Il processo è iniziato da qualche anno e grandi gruppi internazionali investono tempo, risorse e denaro per farci credere che questa sia l’unica soluzione possibile nel prossimo futuro per poter vendere ed essere presenti nei pensieri di potenziali clienti. In controtendenza il mondo del lusso che sta studiando come migliorare l’esperienza d’acquisto presso i punti vendita. In fondo non è difficile capire che “una coccola” dal vivo è meglio di 100 online. Sicuramente si dovrà lavorare sull’integrazione dei servizi aumentando e facendo interagire, in un vero e proprio ecosistema virtuoso, i diversi touchpoint offerti dal mercato e utilizzati dal target di riferimento di ogni brand, ma non bisogna commettere l’errore di considerare “la comunicazione” un format uguale e vincente per tutti. Troppo spesso si sbaglia copiando gli altri e credendo che possa funzionare, dimenticando quello che ci insegnavano in università, la USP (unique selling proposition) di ogni brand o prodotto. I consumatori, o come va di moda definirli oggi, “le persone” hanno imparato a interagire e comunicare tra di loro e con le aziende, la trasparenza è diventata un must, e non sarà uno storytelling a convincerli, anzi, a forza di proporre format tutti uguali anche io non so più se sto guardando uno spot o un serial su Netflix! L’aumento smisurato dei media o contenitori, come preferite definirli, richiede diverse specializzazioni e un’enorme dispendio di energia per la gestione, sia che si tratti di agenzia o reparto aziendale, quindi il modo migliore per approcciare il mercato del media necessita di una fase propedeutica di audit, unico modo per poter lavorare, programmare e definire i diversi momenti del lavoro. Il web è affascinante ma c’è ancora tanta gente che a un tablet preferisce una pagina adv.